Salute

Appello all’Asp per i presidi a tutela della vita dei dipendenti

Scritto da Francesco Rotolo

In questi giorni di emergenza e di preoccupazione non possiamo che volgere lo sguardo alle sorti del nostro ospedale costiero, questo infatti, è stato oggetto di numerose attenzioni ed annunci con il crescere dell’emergenza COVID 19.

In un primo momento era stato annunciato che si sarebbe provveduto ad aprire dieci posti di terapia intensiva nell’ambito del piano di contrasto al virus che sta preoccupando l’intera nazione, questi posti di carta, in realtà, assumevano diversi aspetti in quanto si sono più volte reincarnati in posti di subintensiva e, talvolta, in posti di pneumologia, poi la situazione si è fatta più chiara ed i posti da aprire nel nosocomio tropeano sono diventati dieci di subintensiva con opzione per ulteriori trenta nel caso in cui si rendesse necessario (opzione che ovviamente tutti scongiuriamo).

Nel mentre si è data un’altra informazione: l’ospedale di Tropea sarebbe stato punto di riferimento Covid per l’area centrale assieme a quello di Catanzaro.

Detto questo è opportuno fare alcune precisazioni, alla data di oggi nulla risulta attivato mentre permangono le croniche carenze di un presidio che è interessato da qualche tempo da un’opera di ristrutturazione importante, eppure qualcosa dovrebbe muoversi perché una eventuale, e non auspicabile recrudescenza del virus, certamente non aspetterebbe la trafila burocratica e ci troverebbe tutti tragicamente impreparati.

In questo quadro non sarebbe nemmeno auspicabile la soluzione di dedicare l’intero presidio alla cura del COVID, per come disposto per il nosocomio di Gioia Tauro, è evidente infatti che tale soluzione andrebbe di fatto a chiudere l’ospedale relegandolo al ruolo di lazzaretto cosa che non possiamo permetterci in una zona come la nostra che è caratterizzata da criticità importanti; la soluzione di assoluto buon senso, a nostro modo di vedere, sarebbe quella di dotare l’ospedale di Tropea di posti di pneumologia che consentirebbero il trattamento di soggetti a non elevata complessità, in tal senso si riuscirebbe a preservare l’operatività generale della struttura ed ad alleggerire il carico di lavoro della rete nella sua complessità.

In tutto ciò la realtà ci chiama, mentre infatti ragioniamo di posti letto e di reparti, apprendiamo che gli operatori, veri eroi della struttura, debbono prestare il proprio servizio con dispositivi di protezione individuale carenti o inadeguati e che addirittura pazienti, come quelli afferenti alla dialisi, ne sono totalmente sprovvisti.

Viste queste premesse ci sentiamo obbligati a levare il nostro appello all’azienda perché provveda immediatamente alla fornitura dei presidi adeguati per operatori e pazienti e perché attivi tutte quelle misure di organizzazione più utili a contrastare la difficile situazione che stiamo vivendo chiedendo, nel contempo, chiarezza anche alla politica sulla direzione che è stata decisa.

Chi è l'autore

Francesco Rotolo

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