I numeri dell’epidemia in crescita e gli strascichi della movida cominciano a destare preoccupazione
La situazione attuale
In base all’indagine di sieroprevalenza sul SARS-CoV-2 condotta da Istat e Ministero della Salute dal 25 maggio al 15 luglio, è emerso come il 2,5% della popolazione italiana residente in famiglia (escluse le convivenze) pari a circa 1482000 persone, è risultato con IgG positivo, hanno cioè sviluppato gli anticorpi per il SARS-CoV-2. Tale numero è circa 6 volte maggiore dei casi effettivamente intercettati attraverso i tamponi (243506 al 15 luglio). Dalla stessa indagine è emerso come in Calabria la percentuale sia dello 0,6% della popolazione residente in famiglia (escluse le convivenze) pari a circa 11264 persone, circa 10 volte in più (9,25) dei contagi intercettati.
Dalla fine di luglio le curve epidemiche sono tornate a crescere, destando preoccupazione per il rischio di un possibile nuovo innesco dell’epidemia.
Ad esempio, il numero di contagiati attivi in Italia, dopo aver seguito piuttosto bene l’andamento della Gaussiana fino alla fine di maggio, a seguito delle prime aperture si è ridotto meno di quanto previsto (a metà luglio i casi sarebbero dovuti essere prossimi allo zero) per poi ricominciare a salire, anche se ancora di poco, a partire dalla fine di luglio.
In Calabria invece l’andamento dei contagiati attivi ha seguito quasi perfettamente l’andamento della Gaussiana fino ai primi di luglio, quando erano rimasti solo una ventina di casi attivi; successivamente, a causa di alcuni sbarchi e di comportamenti non sempre corretti durante la movida, il numero di contagiati è aumentato di circa sei volte in un mese.
Destano preoccupazione anche le curve dei contagi giornalieri, con numeri che non si avevano da maggio e dei casi cumulativi, che sono in netta crescita come si deduce dalle figure successive, in Italia e in Calabria.
Quello che desta maggiore preoccupazione è però la crescita del parametro R0, ovvero “il numero di riproduzione di base che rappresenta il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile cioè mai venuta a contatto con il nuovo patogeno emergente. Questo parametro misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva.
In altre parole se l’R0 di una malattia infettiva è circa 2, significa che in media un singolo malato infetterà due persone. Quanto maggiore è il valore di R0 e tanto più elevato è il rischio di diffusione dell’epidemia. Se invece il valore di R0 fosse inferiore ad 1 ciò significa che l’epidemia può essere contenuta” (fonte ISS). Per stimarlo si è utilizzato un’altra approssimazione del modello SIR di Kermack e McKendrick; tale stima, ottenuta in base ai dati forniti giornalmente dalla Protezione Civile, è da ritenersi indicativa ai fini della valutazione dell’andamento della pandemia.
Dalle figure precedenti è possibile notare come questo, che era quasi arrivato a zero, sia in costante crescita sia in Calabria che in Italia e questo potrebbe preludere ad un aumento esponenziale di casi nell’arco di qualche giorno (gli effetti solitamente si vedono dopo un paio di settimane).
Preoccupa inoltre l’aumento, anche se piccolo al momento, di ricoverati con sintomi e di pazienti in terapia intensiva.
Il quadro normativo
Il Miur ha provveduto, tramite le linee guida del 26 giugno e il Protocollo di Sicurezza del 6 agosto, a dare indicazioni circa la ripresa delle attività scolastiche, che avverrà in presenza nel rispetto delle indicazioni finalizzate alla prevenzione del contagio contenute nel Documento tecnico, elaborato dal Comitato tecnico scientifico e dal protocollo per garantire l’avvio dell’anno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di COVID 19.
In sostanza, le prime in base al Regolamento n. 275/1999 sull’autonomia delle singole istituzioni scolastiche prevedono forme di flessibilità tra le quali: suddividere la classe in più gruppi in base al livello di apprendimento, riunire in diversi gruppi, alunni provenienti da diverse classi o diversi anni di corso, turni differenziati, in base alle fasce di età degli studenti, articolazione modulare del monte ore di ciascuna disciplina (ad esempio una riduzione del monte orario delle singole discipline per poi utilizzare il tempo residuo per attività di recupero e consolidamento delineate nel PAI e PIA), utilizzo della DAD come strumento di integrazione della didattica in presenza, per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado, ove il contesto, competenze e opportunità tecnologiche lo consentano, aggregazione delle diverse discipline in aree o ambiti disciplinari, sulla scia dei dipartimenti disciplinari ed interdisciplinari, lezioni anche il Sabato, previa deliberazione degli organi collegiali, consiglio di istituto e collegio docenti. Prevede inoltre accordi con il territorio locale per favorire la messa a disposizione di altre strutture o spazi, come parchi, teatri, biblioteche, cinema, al fine di potervi svolgere ulteriori attività didattiche o alternative a quelle tradizionali comunque volte a finalità educative. Previsti anche corsi di formazione per docenti e ATA e l’aggiornamento annuale del PTOF, il Piano scolastico per la Didattica digitale integrata attraverso il quale le scuole individueranno le modalità per riprogettare l’attività didattica, mettendo a frutto quanto potenziato a livello digitale durante l’emergenza, prestando, inoltre, particolare attenzione alle esigenze e necessità degli alunni BES, in caso di nuovo lockdown.
Il Protocollo di Sicurezza stabilisce tra l’altro che il Dirigente scolastico (che esercita le funzioni di datore di lavoro nelle scuole statali, ovvero, per le scuole paritarie, il Datore di lavoro), per prevenire la diffusione del Virus, è tenuto a informare attraverso una un’apposita comunicazione rivolta a tutto il personale, gli studenti e le famiglie degli alunni sulle regole fondamentali di igiene che devono essere adottate in tutti gli ambienti della scuola; il Dirigente scolastico dovrà inoltre informare chiunque entri nei locali dell’Istituto circa le disposizioni delle Autorità anche utilizzando gli strumenti digitali disponibili (ad esempio sull’obbligo di rimanere al proprio domicilio in presenza di temperatura oltre i 37.5° , il divieto di fare ingresso o di poter permanere nei locali scolastici laddove, anche successivamente all’ingresso, sussistano le condizioni di pericolo quali sintomi simil-influenzali, temperatura oltre 37.5°, provenienza da zone a rischio o contatto con persone positive al virus nei 14 giorni precedenti, etc., stabilite dalle Autorità sanitarie competenti, l’obbligo di rispettare tutte le disposizioni delle Autorità e del Dirigente scolastico – in particolare, mantenere il distanziamento fisico di un metro, osservare le regole di igiene delle mani e tenere comportamenti corretti sul piano dell’igiene – la formazione e l’aggiornamento in materia di Didattica digitale integrata, l’obbligo per ciascun lavoratore di informare tempestivamente il Dirigente scolastico o un suo delegato della presenza di qualsiasi sintomo influenzale durante l’espletamento della propria prestazione lavorativa o della presenza di sintomi negli studenti presenti all’interno dell’istituto).
Ogni scuola dovrà disciplinare le modalità che regolano tali momenti in modo da integrare il regolamento di istituto, con l’eventuale previsione, ove lo si ritenga opportuno, di ingressi ed uscite ad orari scaglionati, anche utilizzando accessi alternativi.
Il Protocollo stabilisce tra l’altro anche la pulizia giornaliera e la igienizzazione periodica di tutti gli ambienti predisponendo un cronoprogramma ben definito, da documentare attraverso un registro regolarmente aggiornato, prevede l’utilizzo di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI appropriati come mascherine FFP2 e non mascherine chirurgiche) regolamenta la gestione degli spazi comuni, l’uso dei locali esterni, la gestione di un sintomatico all’interno dell’Istituto.
Le possibili implicazioni di un ritorno a scuola
Alla luce dei numeri visti finora e del quadro normativo, cosa ci si può attendere dal ritorno a scuola di milioni di persone tra alunni, docenti e personale ATA?
Una prima considerazione riguarda la valutazione del rischio Covid: dall’indagine Istat citata in precedenza si desume come ad esempio il fatto che la maggior parte dei contagiati non sia stato tracciato, rende ancora più necessario mettere in pratica il distanziamento sociale e usare le mascherine per poter ridurre la probabilità di contagio; inoltre, sebbene il 2,5% rilevato in Italia di sieroprevalenza possa sembrare un numero piccolo, se in giornata si incontrano 40 persone si ha una probabilità vicina al 100% di aver incontrato una persona positiva. Occorrerebbe ridurre al minimo il numero di interazioni, ma come farlo all’interno di un Istituto scolastico? La soluzione sarebbe quello di ridurre il numero di alunni per classe a circa 10 (meno non sarebbe possibile) e nonostante ciò la probabilità di interagire con un contagiato è del 25% a livello nazionale (ricordando però che la situazione a settembre sarà molto diversa rispetto alla metà di luglio). A livello locale la situazione è molto diversa, ad esempio tra Lombardia (dove si ha il 7,5% di persone che sono state in contatto col virus) e la Calabria (dove la percentuale è solo dello 0,6%). Nel primo caso, con una classe di 10 persone la probabilità di incontrare un contagiato sale al 75%, nel secondo caso è del 6%; come si vede, il rischio Covid è molto alto anche nel caso migliore ed è difficilmente eliminabile, anche considerando un distanziamento di un metro tra i componenti di una classe, l’uso di DPI e l’igiene delle mani. È davvero difficile pensare di indossare continuativamente una mascherina almeno FFP2 nel corso di una lezione (ammesso che queste siano disponibili) per cui la circolazione del virus sarebbe comunque agevolata anche considerando un ricambio d’aria costante (per i primi mesi autunnali è più semplice, nei mesi invernali di meno). Inoltre i vari gruppi classe dovrebbero essere trattati come “compartimenti stagni”, l’accesso ai servizi dovrebbe essere contingentato (ad esempio limitato a 20 minuti per classe nell’arco della giornata) e l’intervallo dovrebbe svolgersi in classe. Qui è opportuno fare un’altra considerazione: le linee guida e il protocollo di sicurezza forniscono indicazioni generali, non univoche a livello nazionale, sulle misure da prendere per il contenimento del contagio, demandando ai Dirigenti Scolastici l’attuazione delle stesse. Come detto in precedenza, il Dirigente Scolastico ai sensi del Testo Unico sulla Sicurezza (81/08) svolge le funzioni di datore di lavoro, per cui è responsabile, anche penalmente, di eventuali contagi che dovessero verificarsi all’interno di un Istituto (nel caso di contagio che dovesse evolversi fino a conseguenze gravi, questo è considerato alla stregua di un infortunio sul lavoro). È infatti molto difficile dimostrare in fase processuale, per il D.S. e per il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) che non si è agito con “imperizia, imprudenza e negligenza” nell’attuazione delle indicazioni (generali) ricevute e questo è alla base delle giuste lamentele da parte dei presidi, che chiedono una sorta di “scudo penale”. L’implementazione di un protocollo di sicurezza a livello di singola istituzione scolastica è la parte più delicata della questione: già l’ingresso a scuola è molto complesso – anche volendo scaglionare gli ingressi in più ore, considerando plessi con un unico ingresso, quanto tempo occorrerebbe per terminare le operazioni? – questo, infatti, influirebbe anche sulle uscite che dovrebbero avvenire con le stesse modalità. Considerato anche il fatto che durante il cambio d’ora occorrerebbe sanificare cattedra, pc e quant’altro, a quanto si ridurrebbe un’ora di lezione in presenza? Difficile anche presupporre che la lezione possa essere trasmessa in streaming sincrono al resto della classe secondo quanto previsto dalla Didattica Digitale Integrata, poiché occorrerebbe predisporre sistemi di trasmissione adeguata in ogni classe ed una necessità di banda piuttosto elevata (e dato il deficit di infrastrutture di telecomunicazioni in banda ultra larga, soprattutto al Sud questo è piuttosto difficile). Altro aspetto è quello legato ai trasporti, con milioni di pendolari in viaggio ogni giorno, anche supponendo che tutte le precauzioni vengano rispettate abbiamo visto in precedenza che il rischio contagio è ineliminabile e cresce proporzionalmente al numero di interazioni (che si aggiungono a quelle che si hanno a scuola).
Conclusioni
Da queste considerazioni, tenuto conto che ad oggi i numeri dell’epidemia sono in netto aumento (aumentano quotidianamente il numero di nuovi contagi, di contagiati attivi, di ricoverati con sintomi e di pazienti in terapia intensiva, oltre al numero R0 che sta crescendo in maniera preoccupante) e che a settembre la situazione potrebbe essere peggiore dopo un’estate di movide e di allentamento delle misure (cambierebbero in peggio le percentuali viste sopra) sarebbe opportuno, per un criterio di massima prudenza, attendere un miglioramento della situazione prima di cominciare la scuola, diminuendo il numero di incontri e quindi riducendo la probabilità di contagio. Con questi numeri è praticamente certo che molte scuole sarebbero chiuse subito dopo la riapertura, mettendo a rischio la salute di studenti, docenti, personale ATA e anche Dirigenti Scolastici sulla cui testa giornalmente penderebbe una spada di Damocle.