Vibo Valentia

Calabria sociale spiega ai sindaci come recuperare i soldi per i servizi fondamentali

Scritto da Domenico Cortese

Grande partecipazione per l’incontro pubblico di venerdì 8 Novembre alla sala consiliare della provincia di Vibo Valentia. La maggior parte dei sindaci della provincia ha espresso intenzione di richiedere al governo di restituire gli ammanchi nei finanziamenti dovuti per Costituzione e per legge per i servizi comunali fondamentali, tra i quali sono inclusi l’istruzione, gli asili nido, la viabilità, l’amministrazione, la raccolta rifiuti, i servizi sociali e la polizia locale.
All’appello, o meglio nelle casse dei Comuni, mancano diversi milioni di euro nella sola provincia di Vibo Valentia. Si tratta di fondi che lo Stato non eroga più come prima agli enti locali per quei servizi essenziali come asili nido, strade, Polizia locale, che, in virtù della riforma costituzionale del 2011 sulle autonomie, devono essere “recuperati” dalla fiscalità di base dei Comuni. La denuncia è stata lanciata ieri a Vibo nel corso di un incontro organizzato dall’associazione Calabria sociale che ha radunato nella sala consiliare della Provincia i sindaci del territorio, ed alla quale ha preso parte anche il deputato del Movimento 5 Stelle Riccardo Tucci, oltre al “padrone di casa” Salvatore Solano. Ciò che si chiede, in buona sostanza, è un atto politico, un deliberato di ogni consiglio comunale, sollecitare alle istituzioni governative la formulazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), la riforma del modello di finanziamento al Sistema sanitario e lo stop alla procedura dell’autonomismo.
Il «meccanismo perverso», come ha avuto modo di spiegare Domenico Cortese, Presidente di Calabria sociale, ha inizio con la mancanza di un fondo di solidarietà comunale che compensasse la diminuzione di trasferimenti statali. «Infatti il fondo attinge solo dalla fiscalità di base dei comuni, che ammonta in totale a 25 miliardi annuali, mentre per il ministero – ha aggiunto Cortese – il fabbisogno totale dei Comuni ammonta a 33 miliardi. A questo si aggiunge il fatto che si decise di riservare il 55% del fondo di solidarietà pagato dai Comuni tramite le entrate Imu e finalizzato alla perequazione dei suddetti fabbisogni, alla spesa storica, ovviamente più larga al nord. Quel restante 45% realmente perequativo, ripartito in base al rapporto tra capacità fiscale e il suddetto fabbisogno standard, si è ulteriormente dimezzato essendo riservato per il 50%, ancora, ad un’allocazione secondo la spesa storica! Inoltre, il calcolo stesso dei fabbisogni è falsato perché i servizi attualmente erogati dai Comuni sono considerati coincidenti con i loro fabbisogni: se non possiedi un asilo nido, per esempio, non ne hai diritto, se non per una copertura minima che può arrivare anche al solo 7% dei bambini. Tutto questo è incostituzionale perché la Costituzione impone di legiferare i Livelli essenziali delle prestazioni da assicurare universalmente, calcolando la differenza fra il costo di questi fabbisogni e la capacità fiscale del comune». Ed ecco che, calcoli alla mano, saltano fuori dati come questo: al Comune di Tropea mancherebbero un milione e 397mila euro, a Ricadi un milione e 298mila euro, a Drapia di 318.319 euro, a Parghelia di 318.941 euro, a Vibo Valentia oltre quattro milioni di euro.
Situazione analoga l’ha comportata il federalismo nella sanità o per le strade provinciali. In quest’ultimo caso, ad esempio, un solo dato spiega tutto: in Italia, per i 26mila chilometri di strade gestite dall’Anas vengono stanziati 2,2 miliardi di euro, mentre per i 130mila chilometri di strade provinciali appena 700 milioni. «La cosa diventa ancora più sconvolgente – ha rimarcato Cortese – se si approfondiscono i criteri usati: lunghezza delle strade, e va bene, ma poi presenza di aree montane e traffico. Il secondo indicatore lascia a desiderare perché si sono utilizzate tabelle Istat dei tempi del fascismo relative alle “valutazioni climatiche”. Il terzo è completamente irrazionale: non tratta la conta del numero di autoveicoli circolanti, bensì quella dei lavoratori del settore privato! Ovviamente prevalenti nelle regioni settentrionali. Un insegnante, un infermiere, un carabiniere uno studente che utilizza l’auto non consuma l’asfalto…».
La questione, ora, diventa politica, perché secondo Calabria Sociale «la politica si appresta a dare il colpo di grazia, con un regionalismo differenziato che rischia di istituzionalizzare la disuguaglianza nella gestione dei servizi essenziali». Molti Comuni, tra i quali qualcuno calabrese (nessuno vibonese) hanno presentato ricorso al presidente della Repubblica. Ecco perché si rende necessario, ora, «un atto politico esemplare a capillare». Su questo fronte, il deputato Tucci ha spiegato che già l’anno scorso ed anche quest’anno il governo ha provveduto ad adeguare le percentuali di partecipazione statale al 34%, «ma l’obiettivo – ha spiegato – è rendere le risorse strutturali. È vero, adeguare i Lep è fondamentale, in tanti si sono bloccati negli scorsi anni, noi lo faremo. Perché si tratta di parecchi milioni di euro che vanno reinvestiti nei servizi dei Comuni per dare ai cittadini vantaggi e benefici essenziali di cui hanno sacrosanto diritto».

Chi è l'autore

Domenico Cortese

Autore di presentazioni in conferenze e di papers accademici, laureato in Scienze Filosofiche con lode all'Unical, PhD in Filosofia all’Università di Dundee, cura il sito www.filosofiadeldebito.it

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