La fama è sufficiente a catturare l’ammirazione se ad alimentarla c’é la sostanza di un percorso di vita complesso, fatto di rinunce pienamente volute e di scelte altrettanto caparbiamente perseguite. Ecco perché mi emoziono a parlare con Lei, sia pure telefonicamente, la voce e i toni confermano una personalità forte, volitiva, temprata e nel contempo pienamente compiuta e appagata. Converso con una delle donne che più apprezzo e spesso addito come ideale riferimento per un’effettiva crescita del mio genere. Bella, elegante, raffinata Pina Mengano appartiene alla Napoli bene, una mamma fiorentina dalla classe ineccepibile, un’educazione di alto livello, nel ‘63 era incerta se fare medicina come le cugine o giurisprudenza come il padre, sceglie quest’ultima strada come una sfida perché allora alle donne non era consentito di entrare in magistratura e questo la intrigava. Arriva in Calabria 52 anni fa, sposata al barone Francesco Amarelli, legatissima al suocero, lascia Diritto Romano e carriera universitaria e si getta a capo fitto nell’azienda di famiglia divenendo in breve tempo Lady Liquirizia. Con gli altri membri della famiglia fonda il prestigioso Museo dedicato all’oro nero. Elencare gli incarichi ricoperti, svolti tutti col massimo zelo, sarebbe incompatibile con la voglia di sintesi e del resto basta digitare il suo nome per avere dal Web la marea di funzioni svolte e di riconoscimenti più che meritati. Mi rivolgo a Lei chiamandola Prof, e non solo per la sua docenza universitaria ma perché la sua possibilità di insegnare tanto ,e in svariati campi, è veramente incalcolabile, e Lei fa lo stesso con me anche se, a fine conversazione, entrambe passiamo naturalmente al “carissima”.
-Tropea candidata a Capitale Italiana della Cultura 2022, come valuta questa scelta?
Una scelta coraggiosa, una grande sfida da vincere, una opportunità per dare alla magnifica Tropea e alla Calabria tutta una straordinaria visibilità nazionale e non solo.
-Vive in Calabria da più di cinquant’anni com’è cambiata la Regione in questo periodo?
Sono arrivata per la prima volta in Calabria a novembre 1969 e devo confessare che, purtroppo, la prima impressione non fu delle migliori… famiglia di mio marito affettuosissima, accolta più che una figlia, splendide dimore, calore di parenti e amici che mi hanno subito integrata. La vita all’esterno di questa cerchia privilegiata mi sembrò subito molto deludente e in particolar modo non esaltante per quanto riguardava il ruolo femminile nel contesto sociale. Oggi la situazione è totalmente ribaltata, credo sia stata importantissima l’Università della Calabria, almeno per il Cosentino, che ha fatto rimanere tanti giovani: fervore, libertà di vivere, avanguardie culturali con personalità di spessore tra i fondatori.
– Perché ha accettato di essere la Presidente del Comitato d’Onore?
Ho accettato con entusiasmo perché è una occasione unica e irripetibile e, vista l’esperienza di Matera e di Parma che ho seguito dal principio come componente del gruppo tecnico nazionale cultura di Confindustria, ho verificato gli effetti eccezionali di una nomination così prestigiosa.
– Che emozioni ha provato visitando Tropea o, comunque, sentendone parlare?
Ho visitato Tropea per la prima volta esattamente cinquanta anni fa e sono rimasta incantata dalla sua bellezza allora incontaminata, dalla magnificenza del paesaggio e dalla storia che emana da ogni pietra della città. Ci sono poi tornata successivamente in diverse occasioni, ho ammirato il suo sviluppo rispettoso dell’ambiente e ho visto piacevolmente crescere l’offerta turistica, sempre all’insegna della eleganza e della qualità.
– Crede che per una donna sia più difficile che per un uomo realizzare un’impresa di successo in genere e in particolare in Calabria?
Sarò ottimista, ma credo che se una donna ha le carte in regola, è competente e appassionata, non subisce gli influssi esterni ed è capace di realizzare i suoi sogni e i suoi progetti. Paradossalmente ritengo che parte del mio successo sia stata anche favorita da due condizioni, essere donna e in Calabria, che invece di costituire un handicap hanno sollecitato su di me l’interesse dei media e mi hanno fatto da volano.
– Nel candidarsi, Tropea ha voluto, ed é riuscita, a coinvolgere tutta la Calabria, pensa che lo slogan:”Se vince Tropea vince la Calabria“ abbia fatto presa e perché?
Senza la Regione questa operazione non avrebbe avuto alcun senso, ma prende consistenza e importanza inserita come punta di diamante di una Calabria poco conosciuta, ma ricca di tesori naturali e artistici da svelare, con un turismo di eccellenza alla scoperta dello spazio di mari e monti e di un tempo lento che consente di gustare al meglio l’esperienza di viaggio. L’individualismo credo si sia superato da tempo.
– “La Cultura Rinnova” è il nome del Dossier di candidatura, in che senso e in che modo ritiene che il rinnovamento culturale debba intervenire per la crescita regionale e nazionale?
La Cultura è la più grande infrastruttura immateriale, capace di produrre effetti incommensurabili a costo quasi zero e di ridurre il gap che ci allontana da altre realtà, creando sviluppo sostenibile e proiettato eticamente verso il futuro, investire in cultura giova a qualsiasi livello; in Calabria il rinnovamento è importante anche per le infrastrutture materiali, soffriamo per la lontananza, i trasporti costano, ci sono disfunzioni, per le aziende é una grossa penalità. Paradossalmente il turismo può trarne vantaggio ma solo se si riesce a trovare il giusto equilibrio tra esclusività e marginalizzazione in modo da conquistare quello che si definisce splendido isolamento.
– La scelta di far presiedere il Comitato d’Onore da una donna non può essere casuale, che significati coglie nella decisione?
Scelta strategica, in un momento in cui si deve affrontare la legge dello Stato sulla parità di genere, che fa partire questa candidatura con una marcia in più, senza dimenticare che in questa operazione c’è un vertice tutto al femminile rappresentato dalla Presidente Santelli, dalla Sottosegretaria Orrico e per ultima da me.
– Da imprenditrice di eccellenza, e non solo, a cosa attribuisce il successo che la candidatura di Tropea sta riscuotendo e, in tutta sincerità, pensa che la Perla del Tirreno possa divenire Capitale Italiana Della Cultura 2022?
Credo sia dovuto alla fama delle sue bellezze, apprezzate già dall’epoca del Grand Tour da viaggiatori di alto livello; le sue attrazioni si sono accresciute grazie a strutture turistiche sempre più adeguate e c’é poi la circostanza della novità: Tropea, rispetto ad altre località, cito a caso Verona o Procida, mette in luce un tesoro meno noto ma non perciò meno prezioso. Se non avessi creduto nella possibilità di realizzare questo sogno non avrei accettato! Sono certa che Tropea va a questo confronto con grandi possibilità di successo. Come imprenditrice sono abituata a pensare sempre a qualche utopia, nella consapevolezza che si devono avere molta intraprendenza e infinita fantasia per ottenere risultati impensabili.
Conversando con Pina Mengano Amarelli ho realizzato il mio desiderio di conoscere una tra le Donne valorose che operano in Calabria, molte altre cose ci siamo dette, rispetto al riportato, soprattutto a proposito di donne: dalla misogina che per lungo tempo le ha tenute fuori dalla magistratura bollandole come psicolabili, ai tempi in cui uscivano di casa solo per andare a messa, alla rivoluzione femminista dolce che entrambe abbiamo realizzato provenendo da contesti di per sé evoluti, all’emancipazione effettivamente conquistata che oggi vede tante donne in politica e nel mondo delle imprese, alla capacità femminile di lavorare in squadra, anche in Calabria, dove imprenditrici di successo hanno fatto gruppo, al valore della Cultura che da sempre rappresenta il discrimen fatale tra subalternità e assertività.
Averla conosciuta mi fa star bene e mi incoraggia molto la sua sincera fiducia in Tropea Capitale Italiana della Cultura 2022