Politica

Le proposte degli albergatori ai candidati

Scritto da Domenico Cortese

La società civile e l’associazionismo devono porre le loro esigenze di fronte ad una classe politica che non può e non deve restare indifferente o rinchiusa nei propri meccanismi elettoralistici. L’associazione degli albergatori di Vibo Valentia ha così consegnato il suo “manifesto” programmatico per pensare una Calabria che sia capace di mettersi sulla scia del nuovo modello turistico e non ridursi ad essere una destinazione di seconda categoria.
Gli albergatori non si limitano a presentare una lista di buone intenzioni ma espongono delle proposte precise e puntuali che, secondo quanto mette in evidenza la loro esperienza professionale, dovrebbero essere portate a compimento nel prossimo quinquennio amministrativo regionale.
I concetti-chiave su cui gli operatori turistici mettono l’accento possono essere sintetizzati in “strategia pianificata con regia centrale” e “buon senso”.
Essi emergono già dalle prime tematiche affrontate, che sono le esigenze fondamentali del territorio: depurazione e gestione rifiuti. La gestione spezzettata su base comunale del sistema, viene rilevato, è “anti logica” considerando la non frammentabilità del mare e le limitate risorse, in termini di risorse umane principalmente, di cui i comuni soffrono. Da un punto di vista gestionale la proposta «è dunque quella di delegare la gestione del servizio ad un unico ente regionale che possa davvero sviluppare una politica di pulizia delle acque a 360°, ovvero che comprenda pulizia di fiumi e torrenti e sistema depurativo alla foce».
Viene poi ricordato lo stato vetusto delle reti fognarie ed idriche comunali, problema centrale per il quale, secondo gli uffici comunali, solo per il territorio di Vibo Valentia necessiterebbe di un intervento di circa 20 milioni di euro. Anche riguardo al tema dei rifiuti «la regione deve diventare attore principale in tutto il ciclo della gestione», in controtendenza con l’assetto sistematizzato con il nuovo anno, secondo cui le ATO provinciali sono definitivamente sopravvenute nella gestione dei rapporti con le ditte private e degli impianti regionali, con risultati che non promettono nulla di buono vista l’esiguità di risorse e di know-how di cui le piccole e medie amministrazioni dispongono. I maggiori problemi localizzati sono comunque la carenza di aziende specializzate in raccolta e smaltimento della differenziata e il cancro del business della gestione rifiuti da parte della criminalità organizzata (lo stesso che, possiamo ricordare, rende difficoltoso alla politica scollarsi definitivamente dalla logica delle discariche private, possedute spesso da noti esponenti locali legati alla ndrangheta). Il ruolo della regione (oltre lavorare sulla sensibilizzazione alla raccolta differenziata) dovrebbe dunque essere quello di spingere i comuni ad organizzarsi in consorzi dedicati e quello di coordinare tutto l’iter per agevolare la realizzazione di bandi unitari per la partecipazione di aziende adeguate al ruolo che, altrimenti, reputerebbero non conveniente impegnarsi in pochi comuni isolati.
Viene riportato alla memoria, poi, il Master Plan regionale per il ripascimento costiero approvato agli inizi degli anni 2000 e finanziato con circa 46 milioni di euro, perso nei meandri della burocrazia regionale.
Riguardo al tema infrastrutturale, l’associazione affronta l’atavica questione dell’investimento ferroviario anche con una buona dose di polemica circa l’allocazione dei finanziamenti nell’attuale politica economica. Si denuncia, infatti, che «il costo di un Km di alta velocità è di 60 milioni di euro, ovvero da Salerno a Reggio Calabria l’investimento sarebbe di circa 21 miliardi di euro. Stiamo parlando della stessa cifra che dovrebbe coprire Quota 100 e Reddito di cittadinanza, con la differenza che l’investimento infrastrutturale avrebbe ricadute immediate e future rivoluzionarie per il meridione mentre le altre due misure citate non fanno altro che alimentare la tradizione assistenziale alla quale siamo abituati nelle regioni meridionali».
La proposta è, in generale, di pensare la mobilità in maniera integrata. Ovvero, di vedere gli investimenti in infrastrutture come un piano a lungo termine che punti non a soddisfare esigenze contingenti bensì a produrre introito nelle casse della regione e collegare i punti sensibili.
Aumentare l’attrattività dell’offerta su rotaie porterebbe maggiori introiti e dunque, «in relazione al tipo di contratto che regola i rapporti tra Trenitalia e la regione Calabria, minori costi per le casse regionali, o possibilità di ancora maggiori investimenti per migliorare sempre di più il servizio». Viene sottolineata la necessità di un piano per i collegamenti su gomma utilizzando veicoli elettrici e per la riqualifica degli spazi antistanti le stazioni in senso turistico. Interessante la posizione riguardo all’investimento aeroportuale: centralizzare il traffico aereo regionale su un unico aeroporto che è quello di Lamezia Terme, in maniera da renderlo un vero scalo attrattivo per le compagnie internazionali ed accogliente per i viaggiatori. Il fatto di avere oggi tre scali, sostengono gli albergatori, «non è più sostenibile secondo moderne logiche di ottimizzazione delle risorse che, come nel privato, deve essere applicato anche al pubblico. Questa frammentazione di energie economiche non permette, infatti, di sormontare il problema principale che è quello di far arrivare viaggiatori in Calabria». Il turismo derivante dalla presenza di grosse navi da crociera non dovrebbe neanche essere sottovalutato: bisogna puntare sull’esistente, «ovvero il porto di Vibo Marina e creare poi le condizioni, via treno o su gomma, affinché i viaggiatori possano comodamente spostarsi lungo la costa. Stesso procedimento può essere sviluppato a Reggio Calabria».
Il passaggio fondamentale, che segue alla descrizione delle proposte sulla viabilità, è quello sulle modalità attraverso cui dovrebbero essere implementate. Si riscopre il bisogno di una regia unica che coordini a livello decisionale e burocratico le figure tecniche e politiche maggiori della regione: «è necessario creare un tavolo tecnico permanente di coordinamento presieduto dall’Assessore ai Trasporti e alle Infrastrutture.
A questo tavolo, che si riunirebbe con cadenza bimestrale almeno, dovrebbero sedere:
• Assessore ai Trasporti ed alle Infrastrutture
• Assessore all’industria turistica (altra nostra richiesta e forte suggerimento)
• Direttore Generale società gestione aeroportuale
• Direttore Generale Trenitalia Calabria
• Direttore Generale RFI Calabria
• Presidente ANCI Calabria
• Presidenti o delegati associazioni di categoria (turismo) con riconoscimento nazionale
• Direttore Generale Agenzia per lo sviluppo turistico regionale»

La frammentarietà decisionale e l’impasse che essa genera in una regione che non possiede da anni un assessorato al turismo e un serio piano turistico viene indirettamente affrontata sulla sezione del documento che parla di formazione, scuola e università. Un parallelo tavolo tecnico permanente viene, infatti, invocato per favorire il dialogo tra i diversi istituti e tra loro e le aziende in maniera da programmare offerte formative valide ed innovative, e favorire un avviamento dei giovani nel mondo del lavoro senza correre il rischio di perdere capitale umano valido e preparato. Una particolare attenzione viene posta sugli ITS a indirizzo turistico.
La sintesi di tutte queste esigenze sta nella necessità di promozione della Calabria nel mondo, e per questo specifico obiettivo l’associazione degli albergatori fa la sua proposta più innovativa: l’istituzione di un nuovo organo, l’Agenzia per lo Sviluppo Strategico del Turismo Regionale, amministrata da un Consiglio di Amministrazione pubblico-privato di cui l’associazione elenca i membri precisi e che avrebbe, fra le altre cose, i seguenti obiettivi:
• Definire il prodotto Calabria e creare una filosofia turistica comune per tutti gli attori in maniera che tutti possano seguire una stessa linea
• Coordinare le strategie di sviluppo della rete dei trasporti ed infrastrutturale con le azioni di marketing e promozione territoriale nei vari mercati nazionali
• Mettere in rete la sparpagliata offerta turistica regionale e renderla fruibile per il viaggiatore
• Lavorare per ottimizzare la ricezione e distribuzione dei fondi comunitari
• Analizzare correttamente i dati ed utilizzarli per l’implementazione di azioni marketing corrette e per fornire basi di riflessioni serie a chi investe (privato e pubblico).

In conclusione, la categoria degli albergatori del vibonese ha in mente una Calabria nella quale l’investimento organico e intelligente è combinato con una capacità di progettazione centralizzata che tenga conto delle esperienze dei singoli settori, consapevoli ormai che le tipologie turistiche sono cambiate e che nessuno si accontenta più di vivere semplicemente le bellezze naturali senza che ci sia un sistema organizzativo dietro che dia ad esse un valore aggiunto, e consapevoli che – ad esempio – anche se i trend demografici nel turismo sono cambiati «non si devono immaginare i sessantenni di venti anni fa che andavamo a dormire alle 21.00 ma di una nuova categoria di over 65 abituati a fare sport, mangiare al ristorante divertirsi, prendersi cura del loro corpo, essere costantemente connessi».
L’obiettivo è quello di una regione che non debba scegliere fra investimenti sul turismo e quelli su settori essenziali come la sanità, consapevole di quanto questi siano co-integrati nei primi.

Chi è l'autore

Domenico Cortese

Autore di presentazioni in conferenze e di papers accademici, laureato in Scienze Filosofiche con lode all'Unical, PhD in Filosofia all’Università di Dundee, cura il sito www.filosofiadeldebito.it

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