Tra gli aforismi attribuiti ad Ippocrate ce n’è uno che oggi sembra fatto apposta per il medico tropeano Giovanni Vallone: “Ciò che le medicine non guariscono guarisce il ferro; ciò che non guarisce il ferro guarisce il fuoco; ciò che non guarisce il fuoco si deve ritenere inguaribile”.
Ed è con il fuoco, o meglio con il calore, che presso l’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Ablazione percutanea ed ecografia interventistica dell’Ospedale Annunziata di Cosenza, il team di cui fa parte Vallone ha salvato l’ennesimo paziente da una patologia tumorale.
La paziente, perché di una donna si trattava questa volta, era una sessantenne affetta da metastasi linfonodale da carcinoma del colon. Il tumore si era sviluppato sul lato destro dell’inguine determinando un enorme gonfiore alla gamba e coscia destra tali da non consentire alla donna di poter camminare. Deficit della deambulazione, come se il tumore non bastasse. La malattia era stata giudicata inoperalbile.
Ma un mese fa, riferisce lo stesso Vallone “l’abbiamo trattata con terapia mininvasiva”. Questa terapia non prevede tagli, ma viene fatta con “ago incadescente”.
Ciò che le medicine non guariscono guarisce il ferro; ciò che non guarisce il ferro guarisce il fuoco; ciò che non guarisce il fuoco si deve ritenere inguaribile
“Oggi – spiega il dottore Vallone – la paziente è tornata a visita, cammina senza stampella, il gonfiore della gamba si è ridotto”.
Un intervento che, insomma, ha migliorato di molto la qualità della vita della paziente. Ma la cosa più bella è un’altra: “l’ecografia con mezzo di contrasto – conclude Vallone – , ha documentato la distruzione completa della metastasi”.
Il tumore, quindi, non è stato asportato, ma letteralmente “cotto” in sede. Questa metodologia, portata avanti da anni e con ottimi risultati nell’ospedale bruzio, ha salvato molte persone dichiarate inoperabili in maniera tradizionale. Insomma, “ciò che il ferro non guarisce” diceva Ippocrate “guarisce il fuoco”.