Calabria Sociale, con il supporto di molte realtà del territorio vibonese e calabrese, finita l’emergenza, svolgerà anche in maniera cartacea la raccolta firme per l’istituzione permanente dei posti per il personale e delle sale rianimazione previste per Vibo Valentia e Tropea dai decreti contro il coronavirus. La versione digitale della raccolta (http://chng.it/VMscDsn2pF) ha portato quasi 400 firme in tre giorni per il solo ospedale di Tropea. Tra le realtà sociali che appoggeranno la raccolta firme ci sono l’Associazione Nazionale Emodializzati, Fials Sanità segreteria di Vibo Valentia, la Consulta delle Associazioni di Tropea, l’Associazione Commercianti ed Operatori Turistici Tropea, la Pro Loco Ricadi-Capo Vaticano, la nota associazione culturale Libertas e la sezione Calabrese del comitato contro il regionalismo differenziato Il Sud Conta.
In particolare, nella petizione si fa notare come la zona costiera non possa essere privata di tali strutture, a prescindere dall’attuale emergenza. Infatti, secondo la bozza del Piano Regionale di Sviluppo Turistico della Regione Calabria del 2019 il 53,1% delle presenze turistiche annuali afferisce alla provincia di Vibo Valentia. Si parla di 381.317 arrivi e 2.476.086 presenze nell’anno 2017. tra i primi 20 comuni per presenze turistiche della Calabria, ben 6 riguardano un territorio che usufruisce dell’ospedale di Tropea, con affluenza tra l’altro in continuo aumento. Il primo comune in assoluto (Ricadi) vanta un’affluenza turistica maggiore del doppio del secondo comune nella classifica (Cassano allo Ionio).
I fondi per mettere in pratica le richieste sono rinvenibili, il solo ostacolo è la volontà politica nazionale e regionale. Infatti
– la spesa annuale per la sanità pubblica in Calabria è di 200 milioni in meno di quella che sarebbe se fosse in linea con la MEDIA pro-capite nazionale;
– solo nel 2018 la regione Calabria ha speso circa 420 milioni per la sanità privata. Perchè non investirli nel pubblico?
– secondo lo Staff Working Document della Commissione Europea (2019) il Pil aumenterebbe di 1,52 euro per ogni euro (anche in deficit) utilizzato per svolgere attività come investire negli ospedali. I tagli non sono quindi giustificati;
– con un’imposta una tantum dell’1% sulla ricchezza dell’1% più ricco d’Italia (appena 240.000 famiglie) si trarrebbero, solo per un anno di applicazione, circa 20 miliardi di euro.
L’ospedale di Tropea dovrebbe inoltre essere reso “ospedale generale” come era previsto dal DCA 64/2016 emesso dall’ex Commissario Prefettizio Massimo Scura.